I primi 20/22 gradi stagionali ci impongono un’ uscita enogastronomica domenicale. Ad essere sincero ci sono posti, come questo, che sono convintissimo siano chiusi la domenica. Le prime due telefonate sono andate male, tutto pieno, poi ho pensato: ” Ma il Clorofilla sara’ aperto??”. Provo e ci becco, c’e’ posto, voliamo. Ci presentiamo verso le 12.45. Il Ristorante e’ all’interno del Parco delle Rimembranze di fronte all’ Ospedale, quindi facile da raggiungere seguendo le apposite indicazioni se arrivate da fuori. Fornito di ampia veranda estiva che speriamo possano

sfruttare con il prossimo arrivo del sospiratissimo ed agognato anti ciclone delle Azzorre, optiamo per le sale interne, pulite, in ordine e molto ben apparecchiate. La carta del cibo propone piatti molto interessanti, con varianti cibarie provenienti da ogni parte d’Italia e oltre. Il risotto viene fatto, in parte, con una varieta’ proveniente dal Canada, ci sono taglieri tirolesi, culatello di Zibello e un occhio di riguardo viene dato alla carne. Argentina, Nuova Zelanda, Stati Uniti e Italia sono i tagli disponibili, in tante versioni. La carta dei vini e’ fatta in modo intelligente con ricarichi, per la maggior parte, veramente commoventi. L’angolo dedicato ai Riesling credo lo si possa ritrovare in provincia solo presso ristoranti molto piu’ famosi. Già dall’aperitivo si capisce che non sei

nel ristorante classico che ti spara come aperitivo vino semplice, spero di non ricordare male, arriva uno chenin blanc gradevolissimo. Come antipasti scegliamo qualche salume accompagnato da riccioli di burro, gnocco fritto, polenta con lardo e pane. Tutto di buona fattura, nulla da dire. Anzi dico, gnocco fritto super. Abbinato a tutto cio’ ho scelto una barbera dei colli tortonesi Monleale Vigneti Massa annata 2003, davvero grande, caratteristiche organolettiche tradizionali, corposa, piena
magari non adatta al cibo, ma io e le bollicine ultimamente non andiamo d’accordo. Finito il tutto dato che Patria di carne e’ il Clorofilla scegliamo un taglio di chianina da circa un kg e mezzo da spartirsi in tre piu’ un pezzo di angus per il figliolo denutrito mio, assieme a verdure alla griglia

e ottime patate al forno. La ciccia si rivela ottima. Si dibatte sulla cottura che io ritengo perfetta nel modo presentatomi, ma capisco che a qualcuno non abituato a cibi di questo genere possa sembrare cruda. Carne tenerissima, succosa quanto basta, decisamente rilevante anche l’angus.

Complessivamente sono piatti pienamente soddisfacenti. Chiudiamo la maratona del cibo con un paio di porzioni di salame dolce, buono anche questo, un calice di uno straordinario Monbazillac, vino del sud ovest della Francia a base Semillon, Sauvignon Blanc e Muscadelle e un altrettanto grandioso Pedro Ximenez Cherry Andaluso dai meravigliosi odori di albicocca e fichi secchi.

Terminiamo una bellissima esperienza gastronomica. L’unico appunto che mi sento di fare e’ che nella carta del cibo manca qualche piatto tradizionale, magari durante l’inverno c’e’ e selezionerei ancor piu’ radicalmente le carni, visto che oramai certi tagli li fanno in ogni dove e in ogni come, sputtanando anche quei pochi come i ragazzi del Clorofilla che si sbattono

ricercando vere e proprie chicche ” carnivore “.La gestione dura oramai da 6 anni, la strada e’ quella giusta. Non sara’ il miglior posto dell’ Emilia Romagna ma per quello che concerne la citta del Carpine, sempre a mio modestissimo parere, credo sia sul Podio. Tra l’altro in certi periodi dell’anno organizzano interessanti cene con abbinamento vini alle quali non ho mai potuto partecipare ma che mi dicono molto interessanti.
Consiglio la visita, soprattutto se si apre la stagione estiva…Sperom Bein….
Massimo Barbolini