Dopo le note piogge monsoniche del mese di aprile, il primo raggio di sole ci ha fatto scappare dalla pallosa citta’ dove abitiamo verso lidi piu’ vivibili e respirabili. Niente isole caraibiche o Beauty Farm, ma appennino reggiano che io preferisco a quello modenese, mi sembra piu’ pulito. La mattinata e’ stata dedicata alla visita di alcuni castelli, foto alle farfalle, a passeggiate salubri, ma la fame prima o poi arriva e per affrontare meglio l’improvviso calo di zuccheri che mi ha assalito ci siamo fermati, lungo la strada diretti a Viano, nel primo luogo dedito a ristorazione che avesse un insegna decente e l’aria invitante, nonostante le precise ed ottime indicazioni dateci dalla lobby reggiana ci portassero in altri, vicini, lidi.
L’ingresso e’ dedicato al bar, classico, magari esiste da 70 anni perche’ la sala da pranzo e’ rigorosamente dietro al locale, come erano fatti i ristoranti di ” una volta “. Vi si accede dalla porta di fianco al bancone. E’ una unica sala, curva da stadio per meglio far capire. Menu’ rigorosamente a voce, piatti della tradizione, erbazzoni, salumi, gnocco, primi, secondi che trovi in ogni appennino che sia modenese o reggiano, ma anche qualcosa di diverso.
L’ agnello dalla Nuova Zelanda per esempio, molto buono, fatto ai ferri con erba cipollina, rosmarino ed un pochino d’aglio,veramente gradevole. Ottime le patate al forno. Mi domando pero’ se nella terra vicina a quella dei canguri mangiano i tortelli.
Altro piatto, con porzione camionistica, le pappardelle con funghi, ben fatte. Nessun ingrediente ha oscurato la croccantezza, la tendenza dolce e la succosita’ del sugo. Molto ben equilibrato. Ottimo piatto. Ma io cosa ho mangiato?
Ah e’ vero, forse il piatto piu’ deludente. Gia’ il fatto che ci sia ancora zucca in questo periodo mi lascia leggermente perplesso, poi metteteci che la pasta era veramente dura, ma tanto tanto, dando fastidio anche a me che sono abituato a mangiar di tutto, direi davvero niente di chè. Compreso il ripieno di quelli verdi, niente di indimenticabile. Forse una sola cosa, la porzione, credo piu’ di 35 tortelli, quasi esagerata, ma per chi avesse molta fame e meno balle, riempimento del pancino assicurato.
Per accompagnare tutto cio’ un buon lambrusco della zona servito in questi minuscoli calici, ancor piu’ piccoli dell’ombretta veneta. Fattorie Ferrarini, ben piu’ note per il prosciutto, offrono questo simpatico lambro che lascia solo un finale amarognolo non molto esaltante, ma colore e profumo sono degni della zona. Millesimato 2008..Gneek….
Manca purtroppo l’ultima foto, del piatto piu’ buono in assoluto, la crostata di frutta fatta dalla mamma al mattino e in men che non si dica sbranata dalla Signora di fronte a me.
In conclusione una buon ristorante, 52 euri in due ben spesi. La Strada non e’ comodissima e abbastanza piena di curve, ma la domenica non si sente fastidio….CHISSAPERCHE’…
Massimo Barbolini
Trattoria Del Cacciatore
Ca’ Bertacchi, 1/a
Ca’ Bertacchi, 1/a
Diciamocelo: i tortelli sono al di sotto della linea di galleggiamento. quelli verdi, perchè quelli di zucca vìolano i diritti costituzionali 😉
passabile il capriolo, gnocco d'Estrema Unzione.
D'accordo su tutta la linea, come ho scritto…Capriolo ed estrema unzione non li ho assaggiati..ma mi fido….Ho assaggiato il Pinot Nero delle Barbaterre..Chapeau…