Finita di analizzare capillarmente la zona di Saumur, al sabato ci siamo spostati di una novantina di chilometri verso Parigi e abbiamo raggiunto la cittadina di Vouvray. Qui avevamo appuntamento per le ore 10.00; attenzione non le 9.55 non le 10.05 ma le 10.00 ci è stato detto da chi ha prenotato la visita, perche’ il Signor Foreau e’ puntualissimo. Messi in guardia siamo riusciti nell’ impresa di arrivare alle 09.55 e come da copione abbiamo dovuto aspettare le 10.00 ora nella quale si e’ materializzato il nostro appuntamento. Ma chi e’ questo Foreau? Philippe Foreau e’, ( uomo tutto d’ un pezzo, poco propenso alle chiacchiere inutili, sui 55 anni ), il proprietario dell’ azienda Clos Naudin ( viticoltura biologica ) sita in Vouvray e produttrice di circa 55 mila bottiglie tutte a base chenin blanc. Metodo Classico, Secco fermo , Demi-sec fermo e addirittura Molleux sono i vini che vengono prodotti, segnalo che il metodo classico brut nell’ annata 2002 e’ stato giudicato dalla guida ” Les meilleurs vins de France 2011 “, esclusa la zona dello Champagne, la migliore bollicina in assoluto come vivacità e complessità. Dopo aver consegnato i nostri omaggi emiliani, aceto balsamico tradizionale di Modena, parmigiano reggiano del caseificio di Mandrio (Re) e 6 bottiglie di lambrusco di Sorbara Selezione della cantina Vezzelli, Monsieur Foreau ci ha accompagnato nelle viscere della sua cantina spiegandoci che ” per i vini dolci utilizzo vecchie barrique per la fermentazione mentre per gli altri, compresi gli spumanti, solo vasche d’ acciaio e no a lieviti esterni ma solo autoctoni, un pò di solforosa però la devo aggiungere “. I terreni presenti nel Domaine sono fatti di argilla e silicio, le rese sono quasi sempre di circa 30 hl/ha e i vini che ne escono hanno generalmente una mineralità molto accentuata. Un ‘ idea di quali potenzialità avesse lo chenin blanc me l’ ero già fatta a Saumur ma qui ci siamo imbattuti in qualcosa che va aldilà di ogni orgasmo olfatto-gustativo di cui abbiamo diritto noi buoni appassionati. Gia’ dal 2007 e 2008, metodo classico, escono dei profumi di garofano, pompelmo rosa ( sarà il trend di quasi tutti i vini ), lime, arancia, zucchero filato, grandissime acidità, molto equilibrati e sensazioni finali devastanti. Vini di una complessità incredibile, ma come ha scritto qualcuno, facilmente bevibili. Partiti col botto non e’ che uno si aspetti di migliorare la degustazione ed invece le sorprese, almeno secondo il mio punto di vista, sono arrivate dal Vouvray sec, vino volgarmente detto base. Dopo aver assaggiato il 2010 ( a secchiate grazie ) ci e’ stata presentata una bottiglia senza etichetta ; nel mentre Monsieur Foreau si era abbastanza sbragato arrivando perfino a ridere; col classico giochino ” Indovinate l’ annata ? “. Le note olfattive di frutta candita, mandorla, pompelmo, lime, menta, nessuna evoluzione se si eccettua un leggerissimo sentore di torba e l’ acidità ancora ben presente hanno sicuramente ingannato ma arrivare a pensare che il vino nel bicchiere avesse 27 anni certamente io non lo avrei mai detto. In tutta sincerità e’ stato uno degli assaggi piu’ spiazzanti che ho fatto. Finito ? Manco per idea, Philippe, ( ormai siamo amici ), ci ha preso gusto, altro assaggio, ancor piu’ incredibile e imbarazzante, annata 1989, stavolta del Vouvray demi-sec, sono uscito un momento dalla ” bolgia ” per godermi questo capolavoro, ve lo giuro mi sono commosso, c’era di molto meglio nella compagnia ma lo avrei baciato in bocca. Ormai non lo ferma piu’ nessuno, vai di demi sec 1997, molleux 1999, insomma alla fine della storia gli assaggi sono diventati piu’ di una dozzina, tutti vini con caratteristiche diverse, filo conduttore sempre una grande mineralità e questi splendidi sentori di agrumi, ma altrettanto differenti particolarità organolettiche per ogni singola bottiglia. Conclusa la degustazione, fatti i debiti acquisti, mi pongo mille domande alle quali col tempo spero di poter dare risposta. La visita a Clos Naudin e’ stata quel qualcosa in più che ha ” fiabizzato ” la nostra visita in Loira. Thierry Germain lo vedo piu’ come D’ Artagnan pronto a qualsiasi cosa pur di poter fare il vino che vuole. Philippe Foreau invece mi ha dato l’ idea di saper esattamente cosa fare per produrre vini simili al suo carattere: precisamente nulla. La terra di Vouvray, la vigna, il terroir fanno da soli, lui deve solo fare il controllo qualità. Peccato che il tutto sia durato lo spazio di mezza giornata.
Massimo Barbolini
Leave A Comment